La 36^ America’s Cup presented by PRADA è pronta al via in Nuova Zelanda, al largo di Auckland. Luna Rossa Prada Pirelli ed Emirates Team New Zealand, rispettivamente challenger e defender, si incontreranno in una serie di regate che eleggeranno la barca a vela e l’equipaggio più veloci di tutti i mari. Entrambi i team indossano Dainese Sea-Guard, un corpetto protettivo sviluppato appositamente per le regate. Ma perché questi atleti hanno bisogno di proteggersi?
Le imbarcazioni di America’s Cup sono state protagoniste di uno sviluppo vertiginoso che le ha portate, nel giro di pochi anni, dall’essere monoscafi tradizionali ad essere dei monoscafi volanti. Un monoscafo volante ha la peculiarità di essere dotato di foil, appendici mobili comandate da un sistema idraulico e posizionate sui lati dello scafo che, creando portanza, permettono alla barca di alzarsi e di uscire letteralmente dall’acqua, lasciando immerse solamente le parti terminali dei foil stessi, o di uno di essi, e il timone.
Il principio fisico alla base di questo fenomeno è lo stesso che sta alla base del volo degli aerei. Raggiunta una certa velocità, analogamente a ciò che succede ad un aeroplano con l’aria, la forza perpendicolare alla direzione di moto spinge verso l’alto il corpo e ne permette l’innalzamento durante la navigazione. In sostanza, il foil immerso in acqua si comporta come un’ala fa nell’aria.
La sfida tra Luna Rossa Prada Pirelli ed Emirates Team New Zealand è la numero 36 nella storia della vela
Perchè far uscire lo scafo dall’acqua? Così facendo si riduce drasticamente l’attrito e ne giova notevolmente la velocità. Le punte che vengono toccate ora sfiorano i 50 nodi, quasi 100 chilometri orari. Le barche sono evolute al punto che gli scafi sono disegnati seguendo le leggi dell’aerodinamica, più che quelle dell’idrodinamica, visto che rimangono immersi solamente da fermi e nelle manovre a velocità ridotta.
Le barche di classe AC75 sono lunghe 75 piedi, poco meno di 23 metri, pesano 6,5 tonnellate e la superficie totale delle vele supera i 200 metri quadrati. Sono proprio questi numeri, assieme ad un equipaggio di undici velisti, a permetter loro di raggiungere le sopracitate velocità e di creare forze in gioco che classificano oggi la vela come sport estremo a tutti gli effetti.
La forza G laterale cui gli le squadre sono sottoposte a bordo raggiunge gli 1,5G e, in queste situazioni limite, qualsiasi inconveniente può avere conseguenze catastrofiche. Durante le fasi iniziali di PRADA Cup, la competizione preliminare all’America’s Cup che ne ha decretato il challenger, si è assistito ad incidenti di diverso tipo che, in un particolare caso, ha creato danni non indifferenti alla barca.
Patriot, l’imbarcazione di American Magic, durante i round robin, è stata protagonista di una scuffia che ha causato una falla nello scafo e ha costretto al ritiro la squadra statunitense. Tornata in regata in semifinale contro Luna Rossa Prada Pirelli, gli americani non sono riusciti a qualificarsi per la fase finale. Gli altri incidenti classici cui queste barche possono incappare sono la cosiddetta impennata e l’ingavonata, o nose diving, che avviene quando la prua si impunta nell’acqua e causa una decelerazione improvvisa, come successo ad Emirates Team New Zealand durante una regata di prova contro Ineos Team UK.
I monoscafi volanti della 36^ America’s Cup presented by PRADA, dopo i catamarani volanti della 35^ edizione, segnano un netto stacco con il passato, con performance sempre più impressionanti. Con l’incremento di prestazioni, sono cresciuti i rischi cui gli equipaggi sono sottoposti. Di qui è nato il bisogno di maggiore sicurezza a bordo, e Dainese supporta con la propria tecnologia protettiva entrambi i team in lizza per il trofeo sportivo più antico al mondo.