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    Storia e caratteristiche della tuta Dainese Campione nell’ultimo anno della classe 500

    Di DemoneRosso | 20 aprile 2023 | 1 min

    2001, l’ultimo anno della mitica classe delle 500 a due tempi. Il secondo di Vale nella categoria regina del motomondiale. La tuta in pelle di Valentino Rossi quell’anno è forse una delle più iconiche e indimenticabili: tutta gialla così come la moto, forte dell’appartenenza ad una squadra indipendente che lasciava libertà nella scelta dei colori. E poi il cambio del soprannome stampigliato sul fondoschiena: il 2001 fu il primo anno di “The Doctor”, al posto del precedente “Valentinik”. 

     Le caratteristiche della tuta indossata da Valentino nel corso della stagione 2001 sono, vista con gli occhi di oggi, quelle di una tradizionale tuta in pelle di canguro. All’epoca, il massimo della tecnologia disponibile per la protezione da moto. Sulle tute da corsa dei piloti, ma anche sui modelli di serie di più alta gamma, è impiegata la pelle di canguro al posto della più comune bovina. La pelle di canguro ha la particolarità di offrire un equivalente livello di resistenza e protezione pur con uno spessore inferiore, risultando quindi più leggera e più elastica, per una superiore libertà di movimento.  

     La pelle, come nella maggior parte dei casi sulle tute da pista, è traforata nei punti strategici, per permette un ottimale afflusso d’aria e scambio di calore senza comprometterne la resistenza in caso di caduta. 

    Valentino Rossi, 2001
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    La tecnologia della tuta da corsa di Valentino 

    Gli elementi attorno a cui nasce la tuta in pelle di Valentino Rossi del 2001 sono le protezioni rigide, integrate su ginocchia, spalle e gomiti. Questo tipo di protettori ha rivoluzionato la sicurezza dei motociclisti già a partire dagli anni ’70, fino a quando ci si era limitati ad impiegare doppi strati pelle nei punti più esposti o al massimo leggere imbottiture in spugna. All’inizio del millennio era ancora in via di sviluppo il sistema di airbag elettronico D-air®, che avrebbe rivoluzionato la protezione per il motociclismo solo qualche anno più tardi. 

    È presente la gobba sulla schiena, introdotta sul finire degli anni ’80 come completamento della protezione offerta dal paraschiena. Quest’ultimo, per non rischiare di risultare dannoso in caso di iperestensione del collo, deve fermarsi prima delle vertebre cervicali inferiori. Per questo motivo era stata introdotta una protezione aggiuntiva per arrivare laddove il paraschiena non può arrivare.  

    I primi piloti ad utilizzarne una si resero però conto che la gobba dava benefici anche in termini di aerodinamica, riducendo le turbolenze nella zona del casco. Ecco che fu allora sviluppata anche in questo senso, arrivando in breve ad assumere la forma allungata che ha tutt’oggi. 

    All’esterno delle ginocchia sono presenti le saponette di ultima generazione, introdotte nei primi anni ’90 dopo circa un decennio di evoluzione. Nella zona della schiena si nota il pannello di pelle elasticizzata e su interno braccia e retro delle ginocchia è impiegato un tessuto ad alta resistenza all’abrasione anch’esso elastico. Queste, caratteristiche finalizzate a migliorare il comfort in posizione di guida e la libertà di movimento, per incrementare performance e sicurezza.  

     

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    Caratteristica che distingue le tute Dainese da tutte le altre è la predisposizione ad ospitare lo stivale IN. Introdotto nel 1998, lo stivale da vestire sotto la tuta sovverte il modo di intendere la protezione per il piede. Ancor di più nel 2001, quando arriva lo stivale Axial, unico per la sua struttura interna iper resistente in fibra di carbonio che protegge dagli impatti e previene flessioni ed estensioni indesiderate della caviglia. 

     

    Ultimo campione della 500 

    Come anticipato, il 2001 fu il secondo anno di Valentino Rossi nella classe regina. L’apprendistato era quindi terminato e i risultati scritti negli annali lo confermano. Fu una stagione di dominio assoluto, con 11 successi su 16 gare, un ritiro, tra l’altro nel Gran Premio di casa al Mugello, e un totale di tre soli piazzamenti fuori dal podio.  

    Un ruolino di marcia inarrestabile, che portò Vale a vincere il campionato già a Phillip Island, con due gare di anticipo, e a concluderlo con oltre 100 punti di vantaggio sul secondo classificato Max Biaggi. Quello del 2001 fu il terzo titolo mondiale di Valentino, in tre categorie diverse, dopo quello del 1997 in 125 e quello del 1999 in 250. Grazie all’iride del 2001, Valentino resterà per sempre l’ultimo vincitore della classe 500. 

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