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    In moto per ricalcare fedelmente i confini di Francia, dalla capitale ai paesi Baschi

    Di Laurent Cochet | 27 dicembre 2022 | 1 min
    Moto: Honda NT 1100
    Chilometraggio: 8.307 km
    Difficoltà: media, la NT non è una moto da fuoristrada né da neve
    Durata: 19 giorni
    Periodo dell'anno: aprile
    Meteo: di tutti i tipi
    Temperature: 0°C - 20°C
    Equipaggiamento essenziale: intimo termico, completo con membrana impermeabile laminata, completo antipioggia aggiuntivo, guanti di ricambio, navigatore GPS, cartina geografica 1:220.000
    cochet

    Laurent Cochet

    L'autore

    Appassionato di moto e di viaggi, amo incontrare persone in Francia e nel mondo. Un giorno ho trovato l'alchimia per unire alla perfezione questi tre elementi: raccontare storie. Che si tratti di scrivere libri, scrivere su un social network o realizzare video per YouTube, sono prima di tutto un narratore.

    Cavolo, un altro vicolo cieco! È il quindicesimo. Per non parlare dei sensi unici e dei lavori in corso! In realtà, me la sono cercata. Ah, ieri non ve l’ho detto: sono partito per il Tour de France! Cioè, non proprio. Non la gara che raccoglie il maggior numero di spettatori al mondo (gratis!), ma il MIO Tour de France. Quindi, il VERO Tour de France. 

    O meglio, il Contour de France (ovvero, il profilo della Francia). Insomma, chiamatelo un po’ come volete, mi va bene tutto (mi piace profilo, Contour de France, perché in fin dei conti contiene il Tour de...). Sì, perché è facile dire: sto facendo il Tour de France in moto. Basta tracciare una linea Lille/Cherbourg/Brest/Biarritz/Narbonne/Nizza/Annecy/Strasburgo/Lille. Giusto 3.752 km e passa la paura. Finita lì. Insomma, avete capito. Tutto in 48 ore! Sì, ma no. 

    No perché, se la guardate da vicino, ottenete una cartina della Francia approssimativa e grossolana. Disegnata male. E a me piace la vera cartina della Francia. Quella che non trascura i dettagli e ti regala un percorso travagliato, ma armonioso. Ed è proprio qui che casca l’asino. Mi sono detto (forse dovrei smetterla di parlare da solo): "Non devi fare un Tour de France, ma un Contour de France!” Che stupido a non averci pensato prima! No? 

    Non dovrebbe essere neanche troppo complicato! Calcolo rapido: la Francia ha 3.417 km di costa + 2.913 km di confini terrestri. Quindi, all’incirca 6.330 km. Solo che nessuna strada corrisponde perfettamente a questo percorso. Una sera che non avevo niente da fare (lo prometto, non mi capiterà più), mi sono messo davanti al mio software di cartografia BaseCamp con la mappa della Francia. E ho zoomato. Il più possibile. 

    Come un cretino. Ho zoomato per trovare il dipartimento più piccolo, o meglio, la vicinale che seguisse il più pedissequamente possibile i confini, l’Atlantico o il Mediterraneo. E ho tracciato il percorso senza barare mai (o quasi). Per ore e ore. Quando ho finito il tour completo (della Francia e della mia stupidità) ho cliccato sul layout finale, che rappresentava una bellissima mappa della Francia. Le statistiche ottenute erano queste: 

     

    - 8.139 chilometri 

    - 193.302 punti GPS 

    - Altitudine minima: 7 metri 

    - Altitudine massima: 2.706 metri 

    - Salita cumulativa positiva durante il viaggio: 144.314 metri 

     

    Niente male, no? E voi mi direte: ma da dove gli escono tutte queste idee stupide? Non lo so. Senza dubbio è un talento innato. Il talento di essere stupidi. Su questo genere di talenti raramente si può lavorare: è un dono del cielo, della provvidenza, che bisogna saper sfruttare! Così ho fatto le valigie e le ho caricate sulla bellissima Honda NT1100, il cui contachilometri ne segnava appena 1.100. Mi sono detto che per una missione così ambiziosa avevo bisogno di una moto resistente e facile da guidare. Una moto con tutte le carte in regola: Cruise Control, manopole riscaldate, controllo della trazione, cambio DCT (calma, vi giuro che funziona da dio), e sono partito. Sì, ma per dove? 

     

    In partenza verso La Rochelle, tra meteo inclemente e passatempi autostradali 

    Non abito al mare, né al confine. Da Parigi, avevo l'imbarazzo della scelta. E devo dire che per questo sono andato in difficoltà. Soprattutto perché in tutta la Francia le previsioni del tempo erano pessime. La soluzione più vicina era raggiungere Le Havre, ma il tempo pareva migliore dalle parti di La Rochelle. Ho quindi seguito il mio istinto (assolutamente inesistente) e mi sono diretto verso La Rochelle, dove pioveva a catinelle. 

    D’altronde, l’autostrada è noiosa come la pioggia. Se hai la fortuna di beccartele entrambe, come me, è la combo ideale! Ho ammazzato il tempo, per evitare che lui ammazzasse me. In autostrada, infatti, ho trovato un ottimo diversivo: giocare a “salta la stazione di servizio” o alla “roulette russa delle stazioni di servizio”, come preferite. Le regole sono semplici: punta alla prossima stazione di servizio, quella dopo la stazione dove la logica e l’indicatore della benzina ti avrebbero normalmente spinto a fare il pieno, ma prima che sia troppo tardi e prima fermarti nella corsia d’emergenza. La suspense sale, così come l’ansia e la paura. Ti farai un sacco di domande, te ne pentirai, guiderai a 110 dietro un camion pregando che l’indicatore, che comunque segna zero, sia sbagliato. 

    Vedrete, è davvero un ottimo modo per passare il tempo. Anche perché la NT1100 sta al gioco. Con il serbatoio a zero, in più di 320 km le ho fatto bere poco più di 21 litri. Una sacrosanta autonomia e l’appetito di un uccellino. Ho anche colto l'occasione per testare il cruise control, perché più avanti, lontani dall’autostrada, sarà inutilizzabile per 8.000 chilometri. I 130 km/h di Gps si ottengono guidando a 140 indicati. Una stima un po’ ottimistica, ma mi piace così: l’ottimismo in sé, ma anche quello di vedere 140 sul tachimetro quando in realtà sei a 130. Tutti i costruttori dovrebbero aggiungere questa opzione al cruscotto: mostrare in grande la velocità che conviene (240 per esempio) e, in caratteri più piccoli, la velocità reale (130). Per ingannare la noia in autostrada. A forza di pensare a tutte queste cose inutili, sono uscito a La Rochelle Sud e mi sono diretto verso il piccolo paese di Boucholeurs. Ed è qui che casca l’asino di nuovo! 

    Sì, perché il software di mappatura BaseCamp non è un GPS stradale: tu gli dici le strade o i sentieri (non c’è distinzione) che vuoi percorrere, ma lui se ne frega dei sensi unici. Così come dei lavori in corso. Il risultato? Spesso ti tocca capire la situazione in loco. Ah, un senso unico! Faccio zoom sul mio GPS e mi dico che se la prendo da lì, in due km dovrei imboccare la strada che mi porta lungo il mare. Ottimo: un vero e proprio gioco dell’oca. Solo che così facendo aggiungo altri chilometri agli 8.000 previsti. E non sono mica arrivato! 

    Port de By, estuario della Gironde
    Port de By, estuario della Gironde

    Tour attorno all’estuario della Gironde 

    Non siamo mai al sicuro dalla tentazione! Dopo aver costeggiato il più possibile l’Atlantico, a sud di La Rochelle, il mio morale ha subìto un duro colpo. Con tutti questi vicoli ciechi e queste inversioni a U, queste zone residenziali... ho cominciato a pensare che il mio Contour de France si sarebbe rivelato un calvario. E il morale sotto i tacchi ti fa fare cose terribili. Mi sono risvegliato un po’ tra Moëze e la bella cittadella di Brouage, su una stradina piena di curve in mezzo alla palude, ma sono subito ripiombato nella monotonia non appena le ho superate. 

    Quindi, quando sono arrivato a Royan, potete immaginare che cosa abbia pensato! Soprattutto perché era lì, proprio lì, davanti ai miei occhi. Bianco e blu, mi sbeffeggiava. Su di lui, c’era scritto "estuario". Quell’affare ingoia e sputa tutto! Moto e bici, auto, furgoni, camper, camion, container, macchine agricole e anche convogli eccezionali. Ad essere precisi, divora 1,3 milioni di passeggeri, più di 440.000 veicoli e 50.000 biciclette all'anno. Quindi la mia NT1100 non avrebbe fatto molto la differenza. 

    Di cosa sto parlando? Del traghetto che collega Royan a Le Verdon-sur-Mer, dall'altra sponda dell'estuario della Gironde. Parte ogni due ore, 7,50€ e nessuno l’avrebbe saputo. Chi sarebbe mai andato a controllare? Nessuno! Avrei guadagnato tutto il territorio che circonda l’estuario: chilometri e tempo preziosi! 

    Poi ho avuto un'esplosione di orgoglio o di onestà. Eh sì! Quindi ho fatto benzina e mi sono diretto a Bordeaux. Forse non lo sapete, ma lì vicino c’è il più grande estuario d’Europa. 75 km di lunghezza, 12 km di larghezza, 635 km2. All’inizio mi sono imbattuto nel villaggio di Talmont-sur-Gironde, una cittadina fortificata con la sua chiesa sul fianco della scogliera. Proprio di fronte, le scogliere di Caillaud. Meravigliose! Poco più in là, le dimore troglodite di Merschers, antichi nascondigli, rifugi e perfino le guinguette. Piovigginava, ma almeno ho iniziato a sentire il profumo dell’avventura. Il mio rapporto con il GPS è migliorato. Alla fine mi ha conquistato e ha imparato a capirmi. Lì, alla fine dell'asfalto, un sentiero di ghiaia. Solo all'inizio eh, poi si è trasformato in erba molto alta, fresca e bagnata. Una bella gatta da pelare, con pneumatici da strada. 

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    Strani giochi per apprezzare il bilanciamento della mia Honda  

    Alla fine però preferisco affrontare i guai che la noia, e la situazione mi ha permesso di testare le capacità della NT1100. Sì, lo so, magari sembro matto. Ma io non è che capisco se la moto è ben bilanciata quando il tachimetro segna 240. Piuttosto lo capisco con il drone in aria, una mano sul manubrio sull’acceleratore e l’altra impegnata a tenere il telecomando del drone. Un occhio puntato sul drone, l'altro sul sentiero. Beh, questo giochino mi ha permesso di interrompere la noia, anche se ho rischiato! 

    Ma a velocità molto basse, la NT1100 ha un bell’equilibrio e non ti fa mai sentire il suo peso. Con una mano, sfruttando il cambio DCT, e controllando la velocità con il freno posteriore, si lascia guidare con una facilità sconcertante. In effetti, era passato tanto tempo dall’ultima volta che avevo guidato una Honda e provato questa sensazione di perfezione e controllo assoluto. 

    La felicità è schizzata alle stelle quando il mio drone si è schiantato contro la Honda NT1100. Mi ero dimenticato che in modalità di tracciamento veloce, tutti i sensori di ostacolo sono scollegati. Il risultato? All'incrocio con un altro piccolo sentiero, quando ho decelerato leggermente, il mio drone si è schiantato sul bauletto. Avevo un sorriso da un orecchio all’altro, la felicità mi irradiava, mi inondava. Finalmente un imprevisto, lì, in mezzo al pantano! Mi sono rimesso in pista, ho evitato Bordeaux e sono risalito verso nord, dall’altra sponda dell’estuario della Gironde. 

    Nel cuore dei vigneti di Bordeaux c’è Saint Estèphe, Margaux, "il vigneto più famoso del mondo". Okay, non lo metto in dubbio, ma da lì ad esporlo in pompa magna all’ingresso del Paese... mah! Chi si loda s’imbroda, no? Ho proseguito verso Bégadan e tutti i villaggi seguenti, illuminati da un segnalatore marittimo ottico posto al loro ingresso di colore rosso brillante e verde. Fantastico! Sobrio e autentico. 

    Ma poi è successa una cosa strana. Vi spiego: io guido sempre con due GPS. Uno per seguire la strada, l’altro per capire quanto mi manca per raggiungere la mia meta serale. Non li uso perché sono ansioso o perché ho paura di perdermi, ma per cercare di sfruttare al meglio il tempo a mia disposizione. Non dimenticate che filmo e scatto foto contemporaneamente, e che devo proseguire a un ritmo piuttosto serrato per evitare di rientrare l’anno prossimo (ho un lavoro, eh)! Quindi i due GPS mi permettono di sapere più o meno a che punto sono del programma della mia giornata. Ma lì, sulla distanza che mi separava da Biarritz, vedevo aumentare i chilometri in modo vertiginoso. Eh sì, perché nella mia discesa verso sud stavo improvvisamente risalendo verso nord. 

     

    L’estuario della Gironde è una vera rivelazione 

    Arrivato alla punta settentrionale, la Pointe de Grave (grave davvero, un nome che descriveva a pennello la mia stupida avventura), il contachilometri segnava 323 km. Avevo appena percorso 323 chilometri intorno all'estuario della Gironde, il tutto in otto ore. 323 km per allontanarmi dal sud e ritrovarmi lì, a tu per tu con il diavolo tentatore: il traghetto che collega Le Verdon-sur-mer a Royan in 20 minuti. Ma ero felicissimo. Quella giornata è stata una vera rivelazione per me. 

    Sinceramente, dopo 20 anni passati a perlustrare tutte le strade della Francia per effettuare test e comparative di moto, non mi sarebbe mai saltato in mente di fare il giro dell'estuario della Gironde. Perché? Non lo so. Un tempo dovevi fare un sacco di foto molto precise. Trovare la curva perfetta per passare con un gruppo di cinque moto fianco a fianco, riportare statistiche, dettagli, eccetera. Fare delle foto stilose, insomma. 

    Quindi, un tempo andavo verso località sicure, in cui era facile fare foto belle: nel peggiore dei casi, il Morvan. Meglio ancora, il massiccio centrale. Il lusso? Il sud-est della Francia o le Alpi. Ma bisognava avere tempo. Non c’era mica tempo da perdere per fare il giro dell’estuario della Gironde. Che peccato, però! Vi giuro che ne vale la pena. Alla fine di questo viaggio condividerò con voi la traccia gpx (una traccia orrenda eh, con tutti i suoi difetti e le sue inversioni), così potete provarci anche voi. 

    Ho lasciato l’estuario della Gironde col sorriso. Sapete cosa mi piace? Che così ripasso anche la geografia: una materia che da piccolo non mi piaceva per niente. Passino i quattro fiumi più grandi della Francia, passino le catene montuose principali, ma perché preoccuparmi dell’estuario della Gironde, quando l’unica cosa che mi interessava era salire in sella dopo la scuola? In realtà avevo capito subito che rimanendo a scuola a lungo e trascinando (penso sia il termine più azzeccato) i miei studi fino alla laurea magistrale, avrei avuto il tempo per andare il moto. So che cosa stanno pensando alcuni: chissà quanti soldi ha, che snob, che figlio di papà. Invece lavoravo, facevo un lavoro precario per SNCF, la società delle ferrovie, e chiedevo prestiti studenteschi che bruciavo in gomme e benzina. Altro che figlio di papà. 

    La cosa più curiosa, però, è che è stata proprio la moto (e il mio amore per i viaggi e l’avventura) a spingermi a interessarmi alla nostra bella Francia e alle sue regioni. A tal proposito, devo parlarvi di un’altra curiosità: il bacino di Arcachon. Il faro di Cap Ferret con i suoi 258 gradini, l'Isola degli uccelli, le capanne “tchanquées”, che prendono il nome dalle palafitte dei pastori in dialetto guascone. Per visitare tutto ciò però dovete scendere dalla moto, e ammetto che purtroppo non ho avuto tempo. Ho completato il giro del bacino in sole due ore e sono andato a salutare il mio amico Laurent, che gestisce un negozio di moto niente male a La-Teste-de-Buch. Olli Motorcycle (OLLI): One Life, Live It. Appassionato di Ducati Paso, 888, GSXR 1100 aria-olio, la sua officina trasuda passione ed eclettismo! Lui è un altro di quelli che hanno rivoluzionato la loro vita, lasciando un lavoro di responsabilità nel settore automobilistico per vivere della loro passione. 

     

    Biarritz, il primo traguardo parziale 

    Dopo un caffè, sono ripartito per la traversata delle Landes.  Ora prendete le mie parole con le pinze, non fatevi influenzare troppo. Le Landes? Rettilinei, pini, zone residenziali, residenze per anziani (sto solo descrivendo, eh: sono contento se i nostri anziani se la passano in riva al mare!) e ristoranti. C’è profumo di sabbia calda, vacanze, amori adolescenziali, bocce, aperitivi, ma in quanto al piacere di guidare... Le piccole perpendicolari che ti portano al mare fanno eccezione, come quella che va a Saint Girons o quella che attraversa la foresta di Moliets-et-Maa. Vedete che sto facendo del mio meglio per seguire la maledetta costa atlantica! Anche se la questione è puramente psicologica, con Biarritz mi sembra di aver raggiunto il mio primo traguardo: uno degli angoli della Francia. Lì ho recuperato Marie, mia moglie, per attraversare insieme i Pirenei sulla NT1100. 

     

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    Vedendomi seguire la costa il più vicino possibile, girare in tutti questi vicoli, aggirare tutti i porti (St-Jean-de-Luz, Bayonne, Hendaye), tornare indietro a ogni frontiera con la Spagna, penso che abbia pensato che mi fossi bevuto il cervello. Proprio come quando la prima sera le ho detto che avevamo appena percorso 229 km, considerando che eravamo a soli 69 km dal punto di partenza del mattino! C’è stato un attimo di silenzio quando abbiamo cercato sulla mappa il punto da raggiungere domenica sera, Perpignan. 

     

    L’avventura assieme a mia moglie 

    Non ricordo bene, ma credo di averglielo venduto come un bel weekend nell’unico posto in Francia che non sarebbe stato colpito dalla tempesta Diego! Venerdì non è andata tanto meglio. Abbiamo dovuto superare alcuni ostacoli su una strada colpita da una frana vicino a Estérençuby, nei Paesi Baschi. Ma ieri il tempo si è rivelato orribile, proprio come i miei piani. 

    Abbiamo tentato la sorte dalla parte di Iraty: chiuso. Siamo passati anche (lo so, un’altra pessima idea) per qualche bella zona innevata e ci siamo beccati pure una bufera di neve. Siamo scesi a valle e da lì in poi, qualsiasi tentativo di attraversare il passo si è rivelato infruttuoso, a costo di innumerevoli deviazioni. 412 chilometri di stradine in 9 ore e 33! Un incubo. 

    Per ridare dignità al mio povero cervello e guadagnare un po’ di punti, ho invitato mia moglie a cena nel castello di Tarascon-sur-Ariège. Le ho parlato di nuovo del mio concetto di “Contour de France”. A quel punto, mi ha fulminato con gli occhi. “Contour de France?!” Non so mai quale sia la tecnica giusta! Dire le cose nude e crude o ammantarle di poesia? Io, ad esempio, preferisco raccontarmi che sto facendo un cabotaggio terrestre piuttosto che una cazzata! 

    A proposito di poesia, conosco persone che non esitano a sputare sentenze senza nemmeno masticarle, del tipo: "Perché tanti punti GPS quando bastava una cartina?". Io sono un fan delle cartine: soprattutto quelle su scala 1/25.000, dove ci si può davvero perdere nei sentieri più piccoli. Ma data la mia missione, avrei bisogno di 100 cartine! Quando possiamo trarne un vantaggio reale, bisogna smettere di lottare contro il progresso per una mera questione di principio. 

    Con Marie ci abbiamo provato, ancora e ancora. Mi sarebbe piaciuto disegnare un profilo della Francia ben cesellato, perfetto, dall’alto al basso, ma bisogna affrontare la dura realtà. È troppo presto per attraversare tutti questi passi e rimanere più vicino al confine per il mio Contour de France. Vabbè dai, non ce la stiamo cavando così male. Abbiamo percorso 950 km, là dove ce ne basterebbero 456 per raggiungere Collioure da Biarritz. 

    Abbiamo iniziato avvicinandoci il più possibile al confine spagnolo: Saint-Jean-Pied-de-Port, Hendaye, Irun. Per errore, ho sconfinato in Spagna. Dai, avrò il diritto a un jolly in questo stupido gioco? Poi, abbiamo iniziato a guadagnare un po' di quota. Ascain, Sare, Ainhoa, Espelette, Saint-Étienne-de-Baïgorry, Aldudes. Quanto amo i Paesi Baschi. Lì è tutto diverso. L'architettura delle case, con il loro rosso che contrasta con il verde sgargiante della natura. Persone dall'accoglienza semplice e impareggiabile, è impossibile non farsi degli amici… 

    Il viaggio prosegue lungo Pirenei, Alpi, poi a nord lungo il confine tedesco e verso la Bretagna. Continua a leggerlo qui: Viaggio attorno alla Francia con Lolo Cochet, parte 2: dal confine spagnolo alla Bretagna 

    La spiaggia di Hendaye
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