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    Parte 2: il mio viaggio in solitaria attraverso il mondo arabo

    Di Elena Axinte | 04 aprile 2023 | 1 min
    Moto: Harley-Davidson Sportster 883
    Chilometraggio: 40.000 km
    Difficoltà: media, ho percorso per lo più strade asfaltate ma non solo, ho guidato anche sulla sabbia
    Durata: 1 anno e 3 mesi
    Periodo dell'anno: maggio 2021 - luglio 2022
    Meteo: di tutti i tipi
    Temperature: 0°C - 50°C
    Equipaggiamento essenziale: completo quattro stagioni con membrana impermeabile per affrontare tutte le condizioni meteo, kit antipioggia, zaino capiente, borse sulla moto
    helebiker bio

    Elena Axinte

    L'autrice

    Sono Elena Axinte, dal 2016 motociclista e dal 2019 in giro per il mondo con la mia moto.  Romena di origine, residente a Milano da più di 12 anni, attrice di teatro e teatro terapeuta. Tre anni fa spontaneamente ho deciso di cambiare casa e trasformare la mia vita: da Milano al mondo. Ed è così che Elena Axinte si è trasformata in Hele Biker, una viaggiatrice assieme alla sua amata moto un po’ atipica, una Harley Davidson Sportster 883. Fortemente spinta dal richiamo del Mondo, da un sentimento di appartenenza universale e dalla convinzione che “casa è ovunque”, ad agosto 2019 sono partita per vivere la mia vita sul cammino, nel mondo, ovunque, per un periodo indeterminato. Senza progetti né piani prestabiliti. 

    Ero nel bel mezzo della mia traversata del medio oriente, uscita dopo un anno e due mesi di permanenza forzata dall’Arabia Saudita, dove a causa delle restrizioni covid ero stata confinata, ma dove avevo anche potuto visitare ogni città, montagna o deserto. La prima parte del mio viaggio la potete trovare qui: Dal Libano all’Arabia Saudita in moto.

    Il paese successivo fu l’UAE. Felice di attraversare finalmente una frontiera dopo più di un anno, cominciai l’esplorazione degli Emirati Arabi Uniti. E qui dovetti affrontare un’altra situazione complicata. Poco dopo il mio arrivo nel paese, l’Arabia Saudita chiuse di nuovo le sue frontiere e l’unica altra frontiera con l’UAE era l’Oman, che era anche quello chiuso da più di un anno. Quindi ancora una volta bloccata, ma questa volta in un paese molto piccolo, in piena estate con temperature medie sopra i 40 gradi.   

    Eppure trovai anche qui il mio spazio. Rimasi per cinque mesi negli Emirati Arabi e per cinque mesi esplorai tutti i 7 Emirati, spiagge, deserti e montagne, la tanto desiderata Dubai e persino EXPO. Lunghe camminate nel deserto, allenamenti e voli col parapendio, corse con cammelli, più tanti giri in moto. E tutto questo con temperature da 40 ai 50 gradi, perché il mondo non si ferma mica, neanche con queste temperature.  

    A ottobre 2021 finalmente l’Oman riaprì le sue porte. Avevo sentito così tante cose belle su questo paese prima di entrare. Tutti gli arabi me ne parlavano con una grande stima e ammirazione, soprattutto del suo popolo. Ma quello che ho scoperto lì è stato sopra ogni tipo di aspettativa.   

    Una sistemazione per la notte da sogno negli Emirati Arabi
    Una sistemazione per la notte da sogno negli Emirati Arabi

    Oman, troppa bellezza in un unico luogo 

    L’unico problema riscontrato in Oman è stato il fatto che il paese ha sin troppo da offrire. Troppi luoghi meravigliosi da vedere ed esplorare, tanta cultura e tradizione da sperimentare e vivere, spiritualità e persino misticismo da scoprire e comprendere, ma soprattutto persone incredibili con cui connettersi. Un paese dove puoi trovare di tutto: deserti, mare, oceano, spiagge paradisiache, coste mozzafiato, montagne verdi, montagne rocciose, valli e gole, piscine naturali, lagune, isole, sentieri da trekking e pareti da arrampicata, temperature alte o basse, monsone, cammelli, mucche, capre e pecore, palme di cocco, piantagioni di banane o mango e palme di datteri. Ma più di tutto, l’Oman cela una genuina autenticità, semplicità e umiltà che lo contraddistingue tra tutti gli altri paesi del Golfo Arabo.   

    C’è bisogno di molto tempo per coprire non dico tutto, ma almeno i punti più importanti del paese. Vi ho trascorso più di quattro mesi, questa volta senza essere condizionata da nessun tipo di restrizione, ma me ne sarebbero serviti di più. È un paese di cui è impossibile non innamorarsi. Tra i momenti più significativi, posso ricordare la mia grande avventura nel’Empty Quarter dell’Oman, dove ho attraversato da sola con la mia Harley più di 500 km di deserto.

    Oppure le due settimane in mezzo alle montagne con più di 300 cammelli facendo la transumanza assieme ai pastori ed i proprietari dei cammelli, senza nessun tipo di servizio (elettricità, bagno, doccia o altro). Non posso non ricordare anche i venti giorni passati su una spiaggia remota chiamata Le Maldive dell’Oman, un posto davvero surreale, con sabbia bianca, lagune rosa, migliaia di uccelli migratori e fenicotteri, tartarughe, acque turchesi e tanta vita marina. Un posto nascosto e poco conosciuto, ancora poco contaminato. Ho passato le giornate lì curando il campeggio di un amico e pulendo le spiagge dalla tanta plastica portata dalla marea.  

     

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    Unica turista in Yemen 

    Poi, l’Oman mi ha fatto un altro regalo. Mi ha aperto la porta per un paese che in questo momento è impossibile da raggiungere: lo Yemen. A causa della guerra interna e delle relazioni conflittuali con i paesi vicini, lo Yemen è chiuso ai turisti. Invece, grazie alle mie nuove famiglie e connessioni nella regione Dhofar dell’Oman, sono riuscita ad entrare legalmente. Ho vissuto per una settimana con una famiglia Yemenita, in un piccolo villaggio della regione Al Mahra, l’unica zona attualmente fuori rischio in Yemen. Una parte del paese dove i segni della guerra si possono comunque vedere nella povertà, nell’assenza di ogni legge, regola o infrastruttura, nella mancanza di stipendi e posti di lavoro, nei prezzi altissimi della benzina e delle altre utenze. Una parte dello Yemen, dove nonostante queste condizioni, la vita va avanti. Almeno qui, senza bombardamenti e attacchi.  

    Qui ho ‘visitato’ la vita di un mondo stigmatizzato e massacrato dalla guerra. Più bellissime montagne, mare, costa e oceano. Mi avevano detto che non avrei notato grande differenza tra la Regione Dhofar dell’Oman e Al Mahra in Yemen, essendo vicini e condividendo la stessa cultura. Certo che le montagne sono molto simili, il mare, le spiagge, l’abbigliamento e persino la musica ed il cibo. Ma LA VITA non è uguale per niente e la gente qui non è uguale, anche se molti di loro appartengono a famiglie originarie dell’Oman. “Viviamo solo il sapore dell’Oman” mi ha detto un amico Yemenita. La vita lì non è uguale perché lì ci si deve inventare tutti i giorni nuovi modi per sopravvivere, per stare al sicuro ma pure per cercare di godersela nonostante la cornice decadente. Nemmeno il cibo è uguale, qui è molto di meno, distribuito molto attentamente, mai sprecato, condiviso con più persone e soprattutto molto più costoso. Ho lasciato lo Yemen con tristezza, ma anche con tanta gioia e gratitudine nel sapere che d’ora in poi ho una casa che mi aspetta sempre anche lì.   

    Una delle tante valli nascoste dell'Oman
    Una delle tante valli nascoste dell'Oman

    Dopo un’altra attraversata dell’Oman e degli Emirati mi sono preparata per l’ultima parte del viaggio nella Penisola Araba: Qatar, Bahrain e Kuwait. Questa parte del viaggio è stata più sbrigativa ma ugualmente intensa. Attraverso il Kuwait, sono uscita dalla penisola per poi esplorare il mio ultimo paese arabo, l’Iraq. Per me, una delle più intense esperienze, molto impegnativo da punto di vista emotivo. Appena entrata, un nuovo amico mi ha detto: “Iraq è l’unico paese del mondo che una volta è stato il migliore ed è diventato il peggiore.”  

     

    L’ultimo capitolo del mio viaggio nel mondo arabo 

    L’Iraq ha aperto le sue porte ai turisti dopo la visita del Papa a marzo 2021 e la mia prima impressione è stata che tutti stessero facendo di tutto per poter “pulire” e ripristinare l’immagine del paese così danneggiata nel mondo. Ho trascorso due mesi qui e sono riuscita ad esplorarlo in lungo e in largo. Sono entrata dal sud e piano piano ho scoperto le città ed i paesini intorno. Alcuni molto conosciuti per i siti archeologici, alcuni famosi per eventi storici e altri per attrazioni naturali. E tanti altri luoghi semplici, simili tra di loro ma così importanti per me, perché è qui che ho potuto meglio osservare la normale vita quotidiana in tutta la sua complessità, lontana dal turismo.   

    La prima impressione dell’Iraq è stata di sentirlo il più vivo tra tutti i paesi arabi che ho visitato. C’è vita ovunque, tutto è ‘sveglio’ e c’è tanta frenesia. Felicità mescolata con fatica, musica molto alta… anzi, vita ad alto volume. Come in un tentativo di coprire tutto il dramma che ha attraversato il paese, tutte le tragedie vissute ed ereditate. Noi come visitatori siamo spesso impazienti di conoscere i dettagli del loro terribile passato, di sapere in dettaglio quanto difficile sia stato e sarà. Ma qui, le persone vogliono solo allontanare questi ricordi, e alcuni di loro fingono pure che non sia successo niente.  

     

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    Certamente Iraq vuol dire Mesopotamia, Babel, Babylonia, Zigurat, le civiltà più antiche, Baghdad, Kurdistan, il villaggio galleggiante nelle paludi, Saddam Hussein ed i suoi palazzi, le città completamente distrutte dai terroristi, Karbala e Najaf, i luoghi più importanti per le comunità islamiche sciite di tutto il mondo. Ho amato l’Iraq ma di più ancora ho amato la sua gente, con la cui sofferenza ho empatizzato così tanto.  

    Ed è così che ho chiuso il mio capitolo del mondo arabo. Ho avuto un’enorme opportunità di conoscere intimamente questa realtà. In quanto donna motociclista ho avuto il privilegio di accedere ad entrambi i mondi: quello degli uomini ma soprattutto quello delle donne arabe, un mondo così misterioso, molto mal interpretato e stigmatizzato, con mille pregiudizi. Ed io ho avuto l’enorme opportunità di entrare nella più intima realtà della donna araba, scoprendola dietro al vello, dietro all’abaya [indumento femminile tipico della zona del Golfo Persico, un lungo camice che lascia scoperti mani, piedi e testa].  

    E molte volte ho scoperto una normalità disarmante, imbarazzante al pensiero di tutti i luoghi comuni che esistono su questo argomento. Le donne arabe sono stupende, sono forti o deboli, imponenti o obbedienti… sono di tutto, sono donne normali come tutte noi altre donne.  

     

    Certo, esiste ancora l’oppressione e alcuni di questi pregiudizi hanno delle radici reali…  Ma dietro a tutto questo c’è una gran parte di normalità, in una cultura completamente differente dalla mia. C’è una grande differenza tra il sistema di un paese e la reale vita quotidiana. I famosi e restrittivi regimi non hanno niente a che fare con come la gente vive nell’intimità della propria casa.   

    Il ricordo più bello del mio viaggio nei paesi arabi sono tutte le lacrime sul mio viso ogni volta che ho dovuto separarmi da una famiglia. Il più bello e più difficile, perché ovunque sia andata non sono stata ricevuta come un’ospite, ma trattata come parte integrante della famiglia. Ogni volta che lasciavo una casa era come se avessi lasciato la casa dei miei genitori, dei miei fratelli.   

    Più di due anni di esplorazione di una cultura talmente nuova e sorprendente.   Sono stata partecipe di momenti unici della vita: gravidanze, nascite, matrimoni, separazioni e divorzi, complessità dell’adolescenza e anche morte. Ho testimoniato importanti momenti religiosi e rituali sperimentando in prima persona tutto, compresso il digiuno del ramadan (per ben tre volte). È proprio per questo che ho scelto di fare questo viaggio di vita: per omogeneizzarmi col mondo, appartenere ovunque. E questo è successo nei paesi arabi. È così bello respirare all’unisono con ogni ambiente attorno a te, parlare la stessa lingua, danzare allo stesso ritmo. 

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    Casco modulare

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