Sam per gli amici, 28 anni di Vicenza con sangue Trentino per metà, lavoro per AGV dal 2016. Vado in moto da quando ne ho 19 e da lì a poco mi sono reso conto che utilizzavo talmente poco la macchina che sarebbe stato meglio venderla. Da allora vivo 365 giorni l’anno in moto, casa-lavoro, commissioni, fine settimana, vacanze, caldo torrido, freddo polare, pioggia… le giovani marmotte ci insegnano che non esiste cattivo tempo, ma solo cattivo equipaggiamento. Ovviamente la tipologia di moto perfetta per l’uso che ne faccio è la turistica e quindi mi sono preso una… naked. Già, non sono famoso per le mie scelte logiche. Ma qualcuno mi batte alla grande in follia: la mia ragazza. Laura ha deciso di seguirmi in questo viaggio con una porzione di sella… discutibile. La vera eroina della storia qui è lei, non io.
Abbiamo deciso di partire con la mia Z900 dopo aver declinato la gentile offerta di mio padre, il quale mi esortava a prendere la sua splendida BMW R1200GS con tris di borse in alluminio perché… non sappiamo bene il perché, probabilmente l’idea di viaggiare con la moto che uso per andare al lavoro, al lago e in pista ci piaceva troppo per rinunciare. Sono bastate poche modifiche per adattarla alle nostre esigenze (nostre perché Laura è stata una parte attiva in tutte le fasi del viaggio, dalla preparazione all’esecuzione). Abbiamo aggiunto borse laterali morbide (con telaietti), una borsa da serbatoio, sella del passeggero rifoderata, presa USB per caricare il telefono e attacco al manubrio per utilizzarlo come navigatore. Nient’altro, manutenzione ordinaria alla moto prima di partire per assicurarci che fosse tutto in ordine e via.
L’idea di base era semplice: andare alla scoperta di strade e panorami in Italia. Niente pensieri filosofici, obiettivi particolari, scopi specifici. Siamo persone semplici, ci piace andare in moto e vedere posti che riempiano gli occhi.
Nel tempo avevamo sentito di vari luoghi interessanti da viaggi di amici, programmi televisivi, social network e così via, e segnandoceli a mano a mano abbiamo creato una lista. Il nostro itinerario si è basato su quella, strade che fossero piene di curve e che portassero a posti belli da guardare (direi entrambe cose piuttosto facili da trovare in Italia). Ci siamo tenuti il più possibile lontani dalle autostrade e abbiamo definito luoghi d’interesse specifici che ci incuriosivano localizzati casualmente sulla cartina. Fatto questo, abbiamo cercato di unire il più di quei puntini sulla mappa con strade che non sembrassero noiose e tenendo in considerazione il tempo a nostra disposizione. L’ultimo passo è stato trovare e prenotare alloggi che fossero economici e non troppo distanti dall’itinerario, tenendo conto dell’autonomia chilometrica dei nostri fondoschiena (la tratta più lunga del viaggio è stata di 390km e abbiamo tenuto una media generale di circa 280km al giorno).
Abbiamo prenotato tutti i pernottamenti in anticipo per due ragioni: la prima è che l’alta stagione non permette di coniugare prenotazioni dell’ultimo minuto e budget ridotti come il nostro, mentre la seconda è che il viaggio si è svolto in periodo Covid, e un briciolo in più di certezza quando ogni regione poteva decidere di chiudere da un momento all’altro non ci è sembrata una brutta cosa.
Per quanto riguarda l’attrezzatura, dovevamo considerare la capacità di carico limitata. Dopo tutto stavamo partendo per undici giorni in due persone con due borse laterali morbide (30 litri l’una) e una borsa da serbatoio (10 litri), quindi anche l’abbigliamento da moto doveva tenere conto di questo aspetto. Abbiamo deciso di partire entrambi con equipaggiamento analogo, quindi:
Tutto il resto poteva essere acquistato eventualmente lungo il viaggio in caso di estrema necessità. Il mio consiglio è comunque quello di evitare il periodo di agosto per queste mete, il caldo si è rivelato il fattore più affaticante. La fortuna (e qui sono molto ironico) ha voluto che fossimo nel sud Italia proprio nei giorni in cui è stato battuto il record di temperature degli ultimi 7 anni. Saremmo tornati sicuramente meno stanchi a casa e avremmo avuto meno momenti “critici”, il caldo rende dolorante il fondoschiena più velocemente, impegna maggiormente sia fisico che mente e rende tutto un po' più complicato, ma non ci siamo mai persi d’animo o fatti limitare da questa cosa… abbiamo solo sofferto un po' di più.
L’avventura parte da Vicenza la mattina presto in modo da guidare il più possibile durante le ore “fresche”. Con il muso puntato verso ovest passiamo filati per le strade secondarie della Pianura Padana godendoci un panorama tutto sommato familiare e sfruttando la freschezza mentale e muscolare per fare poche pause. Il panorama è caratterizzato da una pianura che si perde a vista d’occhio e un’incredibile quantità di rustici ad uso agricolo. Nulla di particolare da riportare, in testa abbiamo solo le curve della Val Trebbia. A mano a mano che ci avviciniamo le sagome degli appennini si fanno sempre più grandi e senza neanche rendercene conto passiamo dalle lunghe e dritte strade della pianura ad una che ricorda molto le montagne russe. Un misto stretto totalmente privo di rettilinei e un asfalto con un coefficiente di tenuta esagerato.
Dopo un bel po' di divertimento però la pancia che inizia a brontolare e il caldo in aumento ci consigliano di fare una pausa. Ci fermiamo quindi a mangiare un panino all’ombra in un’osteria a bordo strada prima di ripartire, e per il resto della giornata non sono altro che curve e curve nel mezzo degli appennini, dove il panorama è pressoché inesistente per via della fitta vegetazione… poco male, le strade sono così belle che non lo avrei guardato in ogni caso.
Giungiamo così alla fine del primo giorno, abbiamo prenotato un appartamento in un paesino dimenticato ormai da ogni divinità per la sua esclusione dalla civiltà, Belpiano. Posto incredibilmente isolato e pressoché abbandonato, ma ad un prezzo di 16€ a testa per la notte di certo non ci aspettavamo una villa. Chiudiamo la serata con un bel piatto di pasta fatta in casa in un’osteria di Brizzolara (luogo abitato più vicino) e un interessante sguardo al fiume del paese per qualche ragione pieno zeppo di anguille.
Partiamo così alla volta delle Cinque Terre e in men che non si dica ci troviamo all’altezza di Levanto curiosi di vedere i famosi borghi. La spia della riserva si accende, ma di lì a breve sicuramente ci sarà un distributore. Iniziamo così la strada costiera che passa sopra a questi magnifici borghi. Nel mentre l’autonomia della moto continua a calare, ma non ci do troppo peso…la Z a passo turistico ha dei consumi veramente irrisori e lo strumento mi indica un’autonomia residua di tutto rispetto, nulla di cui preoccuparsi. Passiamo sopra a tutti i famosi borghi, Monterosso, Corniglia, Manarola e Riomaggiore finché non decidiamo di fermarci a bere qualcosa per riposarci rapidamente all’altezza di Vernazza.
Senza che me ne accorga prima, la moto indica ora solo 20km circa di autonomia residua e un po' di preoccupazione interiore sale. È da molto che non troviamo un distributore, meglio dare un occhio alla mappa… il più vicino si trova a La Spezia e dista 25km dal luogo della pausa… bene ma non benissimo. L’alternativa è un distributore a 22km nella direzione opposta, ma significherebbe tornare indietro e l’idea non mi alletta visto la quantità di km rimanente della giornata. Decido così di attivare la modalità Super Eco del polso destro nella speranza che ci sia qualche tratto di discesa in mio aiuto. Trascorrono vari km di tensione (spingere una moto di oltre 200kg più borse in agosto sotto al sole non sembra divertente) … alla fine miracolosamente giungiamo al distributore e facendo il pieno entrano 16,7L sui 17L dichiarati. Lezione imparata!
Proseguiamo così a sud passando per Pisa, dove facciamo un giro in Piazza dei Miracoli e ci fermiamo nel parcheggio interrato di un supermercato per mangiare qualcosa e avere una tregua dal caldo infernale della giornata.
Dopo la pausa proseguiamo verso sud-est e il panorama inizia a cambiare drasticamente. Lo sfondo inizia ad essere coronato da terra rossa e colline ondeggianti… i panorami toscani… gli occhi faticano a credere a tanta bellezza. Ci fermiamo per una granita a Monteriggioni, borgo sopraelevato incredibilmente bello, vorrei non andarmene più da qui, ma non siamo ancora arrivati. Giungiamo finalmente a Siena dopo aver attraversato panorami che le parole non sono in grado di descrivere e un po' provati dal caldo e dai chilometri. Questa notte ci aspetta un bell’hotel.
Il piano è di fermarsi a Siena per due notti in modo da recuperare un po' la stanchezza e godersi questo luogo magnifico. Nei nostri programmi ci sono anche le strade bianche dell’Eroica. Non credo servano particolari presentazioni, dirò solo che esistono due percorsi con due lunghezze differenti percorribili in moto, uno da circa 115km e uno da circa 210km, entrambi che si compongono di circa un 50% di strada asfaltata e un 50% di strada sterrata. Non racconterò il giro nei dettagli in quanto servirebbe un articolo a parte, ma piuttosto lascerò parlare le foto. I panorami sono a dir poco fiabeschi e la strada facilmente percorribile con una moto dotata di sospensioni a media/lunga escursione… proprio quello che non ho… e per di più con tanto di passeggero. Chiaramente non ci siamo accontentati di fare il percorso più breve ma abbiamo deciso di intraprendere la variante lunga.
È stato facile completare il giro? No, affatto. Il caldo, la stanchezza e lo sterrato mi hanno messo alla prova per bene, la sera penso di essermi addormentato ancora prima di appoggiare la testa sul cuscino. Lo rifarei? Assolutamente sì, la soddisfazione che mi ha dato portare a termine una prova del genere è stata alta e ora posso dire di averci fatto anche del fuoristrada con la moto con cui vado in ferie, a lavoro, in pista… insomma avete capito. Chiudiamo la giornata con una lavata alla moto, una bella pulizia della catena (che è ormai somigliante al cemento) e una bella doccia fredda.
Partiamo poi, con occhi ancora rossi e acido lattico dalla faticata del giorno prima, per una tappa prevalentemente di trasferimento. Nulla di particolare lungo il percorso se non un piacevole incontro lungo le sponde del Lago Trasimeno con due Harleysti trentini a spasso per il centro Italia, di cui uno dei due viaggia su una Harley con telaio hard-tail (privo di sospensione posteriore) e forcella Springer (è quella la pasta di cui sono fatti i duri veri). Ridendo ci racconta come guidare questa moto sia del tutto simile a “cavalcare un’asse di ferro con due ruote” … ci credo, le mancano le sospensioni! Dopo aver chiacchierato con i due ragazzi e averli salutati ripartiamo spediti verso Avezzano.
Una volta arrivati veniamo accolti nella nostra casa per la notte da una gattina con tre zampe di nome Pillola (ipotizziamo per la quantità di medicine che avrà dovuto prendere dopo la perdita della zampa), la quale ci segue in ogni dove e ci accoglie in modo molto piacevole. La sera non può mancare una tappa in centro, dove mangiamo in osteria un bel piatto di pasta e ci godiamo l’ospitalità delle persone del posto. Tornati a casa ci infiliamo sotto le coperte e ci accorgiamo di una presenza aggiuntiva sul letto… nulla di cui preoccuparsi, è Pillola che sta venendo a letto a prendersi un po' di coccole.
Partiamo così, dopo aver salutato Pillola, per andare verso il lago di Scanno, un bellissimo specchio d’acqua circondato dagli appennini e raggiungibile tramite un misto stretto sottobosco che si può solo sognare. Dopo una breve pausa al lago proseguiamo spediti verso Rapolla, ma lungo la strada ci imbattiamo accidentalmente nel Santuario della Maria Santissima Addolorata, costruzione dall’architettura molto interessante, anche se a questo punto qualsiasi posto con un po' di ombra ha acquistato un fascino inaspettato. Decidiamo quindi di fermarci per visitarlo e non ne rimaniamo delusi.
La strada scorre velocemente e arriviamo al B&B dove passeremo la notte. Tempo di scaricare la moto e sistemare la camera che arriva una Vespa ET3 125cc carica di borse con un ragazzo belga che sta girando tutta l’Italia. Prendiamo delle pizze da mangiare sotto al portico (che va a prendere lui con la vespa) e ci sediamo ascoltando i suoi racconti dei vari viaggi fatti (tra cui due viaggi a Capo Nord sempre in Vespa) e del suo passato da studente Universitario di Siena.
Tornando brevemente al nostro arrivo, mi accorgo di una casetta sull’albero con una scala, e ovviamente non posso fare a meno di salirci. In cima si rivela essere una casetta con un terrazzino e una seggiola per ammirare l’incredibile panorama dalla base del Monte Vulture. Una vista incredibile da una casetta in legno costruita sull’albero… penso sia stata una delle sorprese più belle del viaggio.
Ripartiamo per l’ultimo giorno di moto prima dell’arrivo alla meta del viaggio e ci troviamo circondati da un panorama incerto tra boschivo e desertico. In questo ambiente che sembra di un altro pianeta, scorgiamo in lontananza dei picchi di roccia molto particolari e ci rendiamo conto di essere ai piedi di Pietrapertosa, le così dette “Dolomiti Lucane”. Ci lanciamo in una salita che ci ricorda un passo di montagna (con buche e avvallamenti che ci ricordano la recente esperienza dell’Eroica) e il panorama è davvero interessante. Ci troviamo circondati da molta roccia esposta e precipizi, cosa che ci fa sentire più a casa del previsto vista la vicinanza tra casa nostra e le Alpi. Dopo una visita al borghetto decidiamo di scendere per proseguire sulla strada principale che ci porta dritti in zona Matera.
Il tragitto tra Pietrapertosa e Matera è molto dritto e scorrevole, direi piacevole dopo tutte le curve fatte. Piccolo neo della giornata sono state le temperature incredibili… lungo il tratto di strada principale superiamo abbondantemente i 40°C, e l’asfalto nero non aiuta. Per darvi un’idea del calore, la moto frequentemente accende la ventola del radiatore nonostante siamo ad una velocità costante di 110 Km/h, e vi garantisco che la Z è tutto fuori che una moto che scalda.
Giungiamo così a San Teramo in Colle, luogo dove trascorreremo le prossime due notti in modo da visitare Matera e riposare un po' i nostri fondoschiena.
In questo giorno di Relax abbiamo deciso di visitare Matera cercando di perderci il più possibile nella parte storica (i famosi sassi di Matera), e devo ammettere che la loro storia è davvero affascinante. Le temperature sono davvero alle stelle, e il bianco della roccia riflette il sole in ogni dove… ma ad essere sincero questo ha fatto rintanare la maggior parte dei turisti, dandoci la possibilità di vedere i sassi privi di folla e a tratti totalmente deserti.
Ci organizziamo poi per vedere il sole calare all’orizzonte oltre la città da un punto panoramico sulla collina ad est. Passiamo velocemente al supermercato a prendere qualcosa per fare aperitivo e ci godiamo un tramonto incredibile… ma lascio la descrizione alla foto.
Il giorno seguente partiamo per cominciare la risalita verso nord. La giornata è prevalentemente di trasferimento, ma il panorama si rivela incredibilmente diverso dai giorni precedenti. Essendo arrivati a Matera da ovest (ambiente caratterizzato da una fortissima presenza di arbusti), abbiamo deciso di lasciarla andando verso il Parco Nazionale dell’Alta Murgia, caratterizzato in questa stagione da infiniti campi di colore giallo acceso e quasi totalmente privi di vegetazione.
Da lì proseguiamo in direzione nord fino alla nostra destinazione per la notte: Campobasso. Questa città è per noi inaspettatamente interessante, con un panorama collinare davvero degno di nota e un’ottima ospitalità.
Parte così il giorno più lungo e faticoso del viaggio, ci sono in programma 390km di curve e un numero importate di luoghi d’interesse da vedere, quindi bando alle ciance. Il fulcro della giornata vuole essere il Parco Nazionale del Gran Sasso, luogo che abbiamo sempre voluto visitare per la fama dei suoi panorami. Vi racconterò di un posto in particolare, in quanto ben rappresenta la bellezza generale di questo Parco Nazionale: Campo Imperatore. Beh, che dire… le aspettative erano davvero alte ma vi assicuro che nulla può prepararvi ad una maestosità di questo tipo. Anche qui dovrò lasciar parlare le foto e dirvi che non c’è capacità fotografica in grado di rendere giustizia a questa piana. Dalla strada per raggiungerla all’ampiezza della sua valle… ho visto pochi luoghi nazionali ed internazionali in grado di farmi sentire così lontano dal pianeta terra come mi sentivo guidando lungo quella lingua infinita di asfalto nero.
Proseguiamo poi in direzione Norcia, passando per Campotosto (dove si trova un bellissimo lago) e per i Piani di Castelluccio (altro posto con una suggestività fuori scala). Finiamo poi la giornata a Cerreto di Spoleto, dove passiamo la notte e ci godiamo del meritato riposo dopo la giornata più lunga e chilometrata del viaggio.
Comincia così il penultimo giorno del viaggio, nulla di impegnativo o stressante, oggi si parte e si arriva presto. La destinazione è un meritato hotel con piscina a Montecatini terme, dove abbiamo intenzione di rilassarci a dovere prima del rientro a casa. Il trasferimento passa veloce e in poco tempo siamo in costume a bordo piscina per distendere un po' i muscoli e goderci il relax.
Il giorno di rientro è inizia con i passi della Futa e della Raticosa, il paradiso appenninico dei motociclisti, per poi proseguire verso casa con puro trasferimento. Per la prima volta ci concediamo un tratto di autostrada per accorciare le tempistiche e avere più tempo di disfare le valigie. Tornando abbiamo solo grandi pensieri su quanto sia stato bello questo viaggio e di quando siamo contenti di tornare nel nostro letto… l’obiettivo del viaggio è stato raggiunto, fare strada e vedere panorami nella giusta quantità in modo da essere sul giusto filo tra soddisfazione e stanchezza. In questo modo siamo tanto felici del viaggio quanto di tornare a casa e goderci un po' di riposo.