Ci sono gare che non si possono dimenticare, nel bene e nel male. Il Gran Premio di Assen 2006 per Valentino Rossi è una di queste, anche se non esattamente per il motivo che qualcuno potrebbe pensare. Scorrendo le classifiche di quell’anno, per il pilota italiano si registra un’ottava piazza a oltre venti secondi da Nicky Hayden, campione del mondo per il rotto della cuffia a fine stagione.
Quella posizione ai limiti della Top10, però, fu allora una specie di mezzo miracolo per il Dottore. Per capire la ragione bisogna tornare indietro di un paio di giorni, alle prove libere del giovedì (sì, ad Assen si correva il sabato).
Rossi perde il controllo della gialla Yamaha numero 46 alla curva Ramshoek, un sinistra veloce che conduce alla chicane finale del circuito. La moto scivola prima sull’asfalto e poi nella ghiaia, il pilota inizia a rotolare e si ferma dopo parecchi volteggi. Tutto intero, ma la caduta non è questione da poco.
Il bollettino medico parla di due micro-fratture alle ossa del polso destro, oltre ad una caviglia dolorante e a una botta al torace. Valentino ha qualcuno da ringraziare se non è andata molto peggio. In particolare il suo paraschiena Dainese Wave. Un’armatura ispirata alla corazza dell’armadillo, composta da un guscio esterno ondulato in polipropilene e da uno strato intermedio a nido d’ape in alluminio, leggerissimo e con eccezionali capacità di assorbimento degli urti.
Il fine settimana per Vale prosegue con non poche difficoltà. Fino all’ultimo è in dubbio la sua partecipazione al Gran Premio, resa possibile dall’ennesimo miracolo del Dottor Costa e della Clinica Mobile. Valentino scatta dall’ultima casella dello schieramento e, dopo qualche giro per recuperare la confidenza, si rende protagonista di un incredibile rimonta fino ad un’ottava posizione che ha il sapore di un risultato eccezionale.
La storia vuole che, il fine settimana successivo, quando Valentino vide per la prima volta il suo paraschiena, dopo che gli era stato sfilato dai medici della Clinica Mobile, lo baciò ringraziando lui e chi glielo aveva progettato. Lo strato in alluminio riportava il calco esatto delle vertebre del pilota, come un memory foam che però ha conservato nel tempo il ricordo di un impatto attutito al meglio.
Anche la tuta, il casco e tutto il resto dell’equipaggiamento svolsero al meglio il loro compito. Se il dolore alla caviglia era, appunto, solo un dolore, lo si deve alla tecnologia Axial Distortion Control System di Dainese e ad uno stivale che vanta soluzioni tecnologiche all’avanguardia, una struttura interna in fibra di carbonio e fibra aramidica e il sistema IN che ne consente l’inserimento dentro la tuta, rendendolo ancora più sicuro e compatto.
Più di semplice abbigliamento protettivo, quello Dainese è un sistema di protezione integrato sviluppato assieme ai migliori piloti di sempre, tra cui Valentino Rossi, ed evoluto in decenni di esperienza sui circuiti del motomondiale. Casco, tuta, paraschiena, stivali e guanti, tutti elementi studiati per lavorare in sinergia grazie a soluzioni uniche, per offrire un livello di protezione che è più della somma dei singoli componenti.