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    Nel 1979 l'unione di due geni portò alla luce il primo protettore per il motociclismo

    Di DemoneRosso | 04 febbraio 2021 | 1 min

    Contenuti dell'articolo

    Barry Sheene è ricordato dagli appassionati non tanto per le vittorie, quanto per la sua vita da rockstar
    Approda al motomondiale nel 1970 e l’anno successivo è già protagonista della 125
    Diventa grande ancor prima dei successi, per le spaventose cadute e la forza con cui si rialza
    Nel biennio ’76-‘77 è il pilota da battere e si laurea Campione del Mondo della classe regina
    Per tutta la sua carriera non abbandona la propensione allo show e ad assaggiare l’asfalto
    Sul finire degli anni 70 sente l’esigenza di protezioni migliori, su moto che ormai sfiorano i 300
    La collaborazione tra Sheene e Dainese dà vita al primo paraschiena, ispirato al guscio delle aragoste

    Barry Steven Frank Sheene, conosciuto da tutti come Bazza, è uno di quelli che ha vissuto a tutto gas. Un po’ come Steve McQueen e il suo connazionale e amico James Hunt. Non è nel cuore degli appassionati per i numeri. Di Barry è rimasto lo spettacolo e sono rimaste le cadute, il sorriso di chi la sa lunga e l’atteggiamento un po’ spaccone da showman. 

    Nel mondiale già a vent’anni, ci mette un po’ a trovare la sua dimensione. Nel ’71 è velocissimo sulla Suzuki 125, ma è con la 500 che diventa grande. Inizia a monopolizzare la scena ancor prima del 1976, anno del suo primo titolo. Barry è protagonista prima per le cadute, tante e spesso spaventose. Ciò che sorprende tutti è la capacità con cui si rialza sempre, e dopo ogni incidente la filastrocca è la stessa: 

    “Se ho intenzione di tornare in pista? Perché non dovrei?”  

     

    Sheene conta più viti in corpo della maggior parte dei suoi avversari, ma ai voli come quello di Daytona del 1975 è dura far l’abitudine. È per questo che sul finire degli anni 70 inizia a percepire la necessità di maggior protezione, in particolare sulla schiena. Le moto di questi anni, in fondo, già sfiorano i 300 chilometri l’ora, e di colleghi in sedia a rotelle se ne vedono troppi. 

    È con Sheene che Dainese pensa ad una soluzione per uscire da questa situazione pericolosa. Unendo scienza e design, Lino dà vita al primo esemplare di paraschiena, apertamente ispirato al carapace dell’aragosta. Ricalca la corazza dell’animale, una struttura protettiva, ma leggera e flessibile. Si tratta di una composizione di placche rigide sovrapposte e una base morbida, il cui obiettivo è dissipare e attutire la forza degli urti. berry_paraschiena

    L’arma segreta sviluppata nei laboratori di Molvena dà nuova fiducia a Sheene e lo accompagna verso altre vittorie e altri podi, fino alla fine della sua carriera nel 1984. Presto inizia a essere imitato dagli altri piloti, che da subito si chiedono quale sia il superpotere che gli permette di incassare colpi uno dietro l’altro, senza mai perdere la voglia di tornare in sella.

    Eppure non si tratta di un superpotere e nemmeno di una magia del baronetto inglese. È il nuovo dispositivo di protezione inventato in Veneto che rimette Bazza a suo agio sulla moto e gli permette di continuare a spingere come ha sempre fatto. Un prodotto apparentemente semplice, ma di quelli che ti domandi come si faceva a correre a duecento all’ora quando non c’era. 

    barry_2

    Lo sviluppo ha portato questo dispositivo ad evolversi in diverse direzioni, per ottimizzare l’integrazione con la tuta, la leggerezza o la traspirazione. Le moderne tecnologie permettono una differenziazione tale da offrire un prodotto specifico per ogni diversa destinazione d’uso, dalla città, alla pista, ai passi di montagna. 

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