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    Un viaggio in moto si vive con tutti i sensi

    Di Nico Cereghini | 09 febbraio 2021 | 1 min

    Vi faccio una domanda inconsueta: quali sono gli odori che vi portate a casa dopo il giro in moto? L’argomento può sembrare frivolo e invece è prettamente motociclistico e forse anche tecnico, come poi vedrete. Soltanto con la moto si colgono nitidamente i profumi e anche i cattivi odori, le correnti fredde, le tiepide e quelle calde.

    Certo, succede anche in bici, persino a piedi quando ci si muove all'aria aperta; ma con la moto e con la sua velocità il ventaglio delle occasioni è molto più ricco, odori e temperature cambiano di continuo e anche lo spostamento più banale diventa un viaggio appagante. 

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    Allora parto da un cattivo odore, la puzza di gasolio, che è tristemente nota per noi perché vuol dire grave pericolo e scivolata facile. Ecco l’aspetto tecnico: se l’olfatto funziona bene, in qualche caso si può anche evitare una caduta. Più di una volta dopo la puzza eccola comparire sull'asfalto, la trappola: magari poche gocce sul dritto e la striscia quasi continua in curva. Camion e mezzi agricoli i principali “spargitori”. Allora strisci la suola dello stivale sull'asfalto, verifichi se il liquido è fresco e scivoloso, eviti di passarci sopra e, se proprio devi, raddrizzi quel momento la tua moto.

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    Ma fortunatamente ci sono anche gli odori “buoni”, e il mio preferito è il profumo dell’estate all’isola d’Elba, in Sardegna e sulle coste marittime più selvatiche. E’ un profumo di spezie orientali e ho imparato che viene dall’Elicriso, un fiorellino giallo di poche pretese e molto diffuso nella macchia mediterranea; una piantina che, soprattutto d’estate quando è secca, sprigiona questa intensa fragranza che rimane a lungo nelle narici. Forse l’avete presente anche voi.  

    Mi piace anche quel forte odore estivo di fieno appena tagliato e quell’altro odore direttamente collegato: in Val Pusteria, dove passo quasi ogni anno, il primo taglio viene fatto di solito ai primi di giugno, il secondo a fine luglio e il terzo, più povero, a settembre; ma naturalmente i contadini altoatesini devono concimare in abbondanza e la materia prima, con tutte quelle mucche, non manca di sicuro. Quando passi con la moto, alterni all'odore del fieno anche quello del letame. Che a dire la verità non mi dispiace nemmeno, è naturale.

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    Ma i profumi dei viaggi possono essere tanti di più, mi vengono in mente l’odore della pioggia e quello dell’asfalto bagnato che si asciuga al sole dopo il temporale, il profumo della salsedine di certe marine assolate e quello di muschio e legname appena tagliato delle foreste del nord, quello della vendemmia, quello della lavanda che in Provenza ti avvolge per chilometri, o quell'altro di spezie e delle tinture in Marocco e in Tunisia. 

    E per finire ci sono tutti quei profumi “tecnici” che sono cari a molti di noi: il profumo della pelle, anzi della giacca, dei guanti e degli stivali di pelle. Una meraviglia. Poi quello dell’olio ricinato dei due tempi di una volta che tanti motociclisti rimpiangono, e magari anche gli odori cattivi: in montagna quello dei motori più fiacchi quando vengono stressati in salita, e persino, come mi segnalava un motociclista piuttosto arrabbiato, quello della cimice spiaccicata sulla visiera del casco… 

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