«Mi chiamo Louise Paulin, vengo dalla Svezia e da piccola volevo diventare una scienziata.»
Parla un’atleta, rider, mamma, guida di mountain bike. Trapiantata dalla penisola scandinava a quella italiana. Uno stile di vita che coniuga l’impegno agonistico all'Enduro World Series con famiglia e lavoro. La vita di Louise Paulin ruota attorno alla bike, ne ha sempre fatto parte.
«Ho imparato ad andare in bici quando ero una bambina, la usavo tutti i giorni per andare a scuola. Ma è stato attorno ai vent’anni che tutto ha avuto inizio. In Norvegia assistetti per la prima volta a una gara di downhill. Ho pensato subito che fosse una vera figata. Pioveva e c’era fango. Era la cosa che avrei voluto fare anche io. Dopo 2 anni avevo la mia prima mountain bike.»
«Abitai per un periodo a Chamonix, ma conoscevo già l’Italia e la Liguria perché venivo spesso a girare in bici a Finale. Fu qui che conobbi un ragazzo italiano. Non una conoscenza come le altre. Tanto che decisi di spostarmi di nuovo: ora qui ho la mia famiglia e la mia vita e non vorrei essere da nessuna parte.»
I grandi cambiamenti fanno parte della vita, secondo Louise, e hanno sempre un aspetto positivo di crescita.
«Spostandomi in Liguria ho rinunciato alle grandi montagne di Chamonix, dove amavo sciare. Tuttavia preferisco non vedere quello che mi manca: quando fai un cambiamento guadagni sempre qualcosa. Non penso a cosa ho perso, ma alle cose nuove e positive che ho trovato. Torno in Svezia una volta l’anno, lì è dove ho vissuto per 23 anni e devo ammettere che alcuni aspetti di quella vita mi mancano. Ma quando torno lassù non mi sento molto svedese, ormai mi sento più italiana.»
«La mountain bike mi ha portato qui, dove ho costruito il mio presente e il mio futuro. È una disciplina che ha molti significati: stare all’aperto immersi nella natura, stare con gli amici, socializzare e condividere emozioni. E poi ci sono le gare: correre ti porta a sfidare te stesso e a spingere in là i tuoi limiti, per diventare più forte, imparare nuove cose per essere più veloce.»
Una passione, uno stile di vita e una professione. Il suo lavoro di guida in mountain bike le regala esperienze sempre nuove.
«Portare in giro per le montagne liguri persone sempre nuove mi diverte tantissimo. Molti vengono dal Regno Unito, dalla Scandinavia, dagli Stati Uniti e dal Canada. Da poco abbiamo aperto una scuola di mountain bike per bambini, per insegnare loro le tecniche di base. Alla fine sono in bici cinque giorni a settimana, non potrei chiedere di meglio.
Passione, successo e crescita secondo un tre volte campione del mondo
Felicità e libertà in fondo vanno di pari passo. Libertà per me è quando sono lanciata in discesa, sento il vento addosso e posso scegliere le traiettorie che voglio, allo stesso tempo vedo i miei amici che ne fanno di diverse. È un po’ come sciare, prendi la tua linea e sei libero di andare.»
In mezzo ai boschi con gli amici e la propria bici, mezzo per raggiungere luoghi incredibili.
«Amo la mia bici, nella mia testa lei è una ragazza, anche se non ha un nome. Sempre bellissimo quando ne arriva una nuova. Dispiace separarsi da quella vecchia, ma so che è per guadagnare qualcosa di nuovo e migliore.»
Bici, abbigliamento, protezioni. Tutto l'equipaggiamento di un biker è pensato per la performance. Non solo quella che si ricerca sui campi di gara.
«Il rapporto con il mio equipaggiamento è diverso. Quando usi qualcosa per tanto tempo sembra che ti sia stato cucito addosso, prende la tua forma. Quando bisogna cambiarlo è per assurdo più difficile che cambiare bicicletta. Mi affeziono alle protezioni che uso, anche ai guanti e alle scarpe. Le maglie invece, mi piace averne sempre di nuove.»
Come ogni atleta, Louise è una esigente, ha alte aspettative da sé stessa e da tutto ciò che concorre a raggiungere il risultato.
«Per sentirmi a mio agio sulla bici serve che tutto sia al suo posto.La bici deve essere regolata alla perfezione in tutto, devo avere abbigliamento, un casco, ginocchiere e guanti comodi. Mi serve un contatto ottimale con i pedali e il manubrio.Una cosa a cui do tantissima importanza è il casco. Come le altre protezioni, è indispensabile per spingere i propri limiti e migliorare. Nell’enduro in particolare, abbigliamento e protezioni devono essere comodi, che stiano indosso come una seconda pelle. Solo a quando hai tutto addosso e ti senti sicuro puoi davvero esprimere te stesso.»