C’è chi concepisce la moto come una passione da vivere rigorosamente da soli, e questa naturalmente è una visione rispettabile, al pari di tutte le altre. Ma per la maggior parte di noi uno degli aspetti più belli della moto è proprio la condivisione, e se quasi tutti i modelli sul mercato hanno la sella biposto, fin dalla notte dei tempi, una ragione ci sarà. Giro in moto da una vita, quasi tutti i miei viaggi li ho fatti in coppia, in due sulla stessa moto, intendo. E ho notato che molti degli “accompagnati” trascurano un aspetto importante: l’istruzione del passeggero.
Ci sono tante cose da dire al passeggero prima di partire. Come e quanto vestirsi, come allacciare il casco, come salire sulla moto, come stare seduto, dove attaccarsi, quanto muoversi, come scendere dalla moto. Se non avete l’interfono, serve anche precisare a che volume di voce si può comunicare, magari lei o lui non sanno che a ottanta all'ora ci si sente benissimo, se si apre per un attimo la visiera del casco integrale. E in caso di necessità basta il colpetto sulla spalla e si rallenta.
Come salire e come scendere richiede un capitolo a parte, perché non tutti i passeggeri sono così atletici da tenere un piede a terra e scavalcare la sella con l’altro piede e tutta la gamba annessa. Se la sella è alta, se ci sono le borse, se c’è il bauletto, fatalmente il vostro secondo di bordo dovrà fare altrimenti: metterà il piede sinistro sulla sua pedana sinistra (o il piede destro su quella destra) e poi si isserà, sbilanciando la moto. E non è un gran problema, se l’ospite non supera il quintale: basta saperlo e non farsi sorprendere, basta insomma mettersi d’accordo.
Sono tutte informazioni che sicuramente diventeranno superflue dopo qualche giorno di coabitazione sulla moto, nei primi tempi sarà meglio essere generosi e prodighi di consigli. Ma se penso ai miei viaggi al mare, a certi ripidi sterrati in Corsica o in Sardegna con la moto grossa, alle manovre praticamente da fermo in spazi minimi che qualche volta ho dovuto fare finendo per cadere come un pollo alla ricerca di un appoggio inesistente, ecco il consiglio particolare. Ve lo fornisco insieme all’intero discorsetto da fare al vostro compagno di avventura.
“Se vedi che stiamo cadendo da fermi, può succedere, non fare quella faccia, lasciami parlare; bene, se vedi che stiamo cadendo da fermi non tentare di resistere, lasciati cadere sul lato che pende, possibilmente distante dalla moto”.
Perché la caduta da fermo capita a tutti, anche ai migliori, e ci si può perdonare il manubrio storto, il cupolino rotto o il serbatoio gibollato; ma non ci si può perdonare una ferita alla gamba del nostro passeggero o, peggio, una frattura. La caviglia e la tibia purtroppo sono molto esposte in questo tipo di incidente, qualora restino sotto la moto.
Stiamo parlando di motociclisti attrezzati e vestiti come si deve, quelli che nemmeno in vacanza rinunciano alle protezioni. La caduta in sé, a bassissima velocità, non è un problema, ma è fondamentale che il passeggero non lasci la gamba sotto la moto. Non è semplice come sembra. Gridargli qualcosa all’ultimo istante, quando la moto ormai è inclinata e non la riprendi più, non servirebbe a nulla. “Togli la gamba!”. Sì, ciao! La situazione ormai è degenerata e irrecuperabile, siamo già oltre l’allarme, siamo al panico. Dunque la mia raccomandazione è: prevenire. Il passeggero va informato prima di partire. Fino al dettaglio.