La mano destra è quella che accelera. Con la sinistra si tira la leva della frizione, per salire di marcia e andare più veloce. Gli impulsi nervosi partono dal cervello, corrono lungo le braccia e attraverso le dita arrivano come input ai comandi della moto. Le mani, così importanti, così esposte e apparentemente difficili da proteggere.
Sono gli anni 90, l’equipaggiamento dei piloti è in rapida evoluzione. Arrivano paraschiena sempre più leggeri ed efficaci, le protezioni delle tute sono sempre più comode e meglio integrate. I caschi integrali sono ormai ad un buon livello. Di protezioni per le mani però ancora non se ne vedono. I guanti sono imbottiti, sì, ma nessuno ha ancora pensato di implementare dei protettori rigidi.
La rivoluzione arriva nel 1995. Il guanto è il primo pezzo d’equipaggiamento a ospitare placche composite in fibra aramidica e di carbonio. Le placche proteggono inizialmente il dorso e le nocche e sono disegnate sulle mani del campione del mondo della 250, Max Biaggi.
Il romano è il primo a portare in gara i futuristici guanti Dainese in pelle e carbonio, che verranno ben presto adottati da molti suoi avversari. Le nuove protezioni sono in grado di fare una grande differenza in quanto a resistenza agli impatti e all’abrasione. Grazie ai feedback di Biaggi e colleghi la superficie in fibra di carbonio si estende poi a ulna e falangi. I guanti diventano sempre più protettivi, pur senza limitare i movimenti delle mani.
Negli anni 2000 il guanto diventa un sistema di protezione ancor più avanzato, che oltre alla fibra di carbonio implementa anche placche in titanio. Il metallo favorisce lo scivolamento e aumenta la resistenza all’abrasione. Anche le cuciture diventano una riserva di tecnologia e sono realizzate in fibra aramidica, capace di resistere al calore causato dallo sfregamento contro l’asfalto.
Oggi i guanti dei piloti sono composti da oltre 80 parti. Pelle, plastica, carbonio, titanio sono i materiali che danno vita ad un capo ad altissima complessità, in grado di far incontrare esigenze agli antipodi come protezione e libertà di movimento.