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    Il viaggio di uno chef, in sella per un anno e mezzo tra Europa, Asia e Americhe

    Di Mirto Marchesi | 25 novembre 2021 | 1 min
    Moto: Ktm 1190 Adventure R
    Chilometraggio: 80.000 km
    Difficoltà: media
    Durata: 18 mesi
    Periodo dell'anno: gennaio - dicembre
    Meteo: di tutti i tipi
    Temperature: -20°C - +50°C
    Equipaggiamento essenziale: completo 4 stagioni, tenda e sacco a pelo, essenziale per cucinare, valigie e bauletto sulla moto, tanica di benzina di scorta
    mirto marchesi

    Mirto Marchesi

    L'autore

    Mi chiamo Mirto Marchesi, ho 37 anni. Dopo anni dedicati alla carriera professionale come Chef di cucina in un prestigioso hotel “Relais Chateaux” nella Svizzera francese, e dopo aver ottenuto una stella Michelin nel 2011, nel 2018 ho deciso che era per me il momento di fare qualcosa di diverso, di uscire dalla zona di comfort ed inseguire un sogno coltivato sin da bambino: il giro del mondo in moto

    Il giro è durato 18 mesi. Sono partito dal Ticino, la mia terra d’origine, ed ho percorso più di ottantamila chilometri arrivando fino a Lima, in Sud America. Sono partito con in mano solo un visto per la Russia, il resto degli spostamenti li ho organizzati strada facendo. 

     

    La rotta 

    A giugno 2018 sono partito da Casa: Monteggio, un piccolo comune a sud del Ticino, direzione Francia, fino al sud, poi verso l’oceano a ovest e il nord sempre seguendo la costa. In seguito Belgio, Germania, Danimarca, su fino a Capo nord. Da Helsinki sono entrato in Russia, a San Pietroburgo, poi mi sono spostato a Mosca e cominciando a percorrere la famosa “Transiberiana” fino a Vladivostok. Da qui ho spedito via mare la moto a Vancouver, da dove sono sceso attraverso la Pacific Coast Highway verso la California e fino a Los Angeles. Ho continuato entrando nella Death Valley, raggiungendo Las Vegas e attraversando gli USA seguendo parte della famosa Route 66, arrivando fino a New York. Poi giù al sud verso la Florida, girando verso ovest ho raggiunto la Louisiana, spingendomi verso il confine messicano.  

    Dopo aver girovagato qualche mese per il Messico, ho attraversato tutto il Centro America fino a Panama dove ho imbarcato la moto su un veliero verso Cartagena, in Colombia. Da lì, mi sono diretto sempre verso sud, in direzione dell’Equador per arrivare a Lima nel novembre del 2019 dove ho lasciato la moto che è ancora lì ad aspettarmi. 

     

    Il mio stile di viaggio 

    A grandi linee sapevo dove volevo andare, le mete principali erano prestabilite, ma giorno per giorno decidevo quanto guidare, cosa vedere, dove passare e dove fermarmi. Per potersi permettere il lusso di gestire il proprio tempo senza nessuna data di rientro bisogna averne molto. Forse proprio questo ha reso unica l’esperienza. Quando sono partito l’idea iniziale era di fare il “giro del mondo” in un anno e mezzo, ma ben presto mi sono reso conto che non era più una priorità. L’idea iniziale era di arrivare fino al sud dell’Argentina nella terra del fuoco, e poi traghettare verso l’Africa e risalire la costa ovest per tornare a casa. Invece dopo 18 mesi ho lasciato la moto ha Lima. 

    Quando ho varcato il Centro America, precisamente il confine messicano, pensavo di trascorrerci un paio di mesi al massimo, invece i mesi sono diventati quattro.  

     

    Il fascino del Centro America 

    Uno dei luoghi che mi ha più affascinato, soprattutto per la strada percorsa per arrivarci, è Real de Catorce. Una città situata nello stato di San Luis Potosí, in Messico, a 2.750 metri s.l.m. Quest’ultima può essere raggiunta unicamente passando dal tunnel di Ogarrio, lungo 2,3 chilometri. Tuttavia, degli amici della zona, mi hanno condotto attraverso una vecchia strada secondaria off road, sconosciuta agli stranieri, che passa dietro la montagna. Più si sale, più diventa tortuosa ed è ciò, oltre alla sua segretezza, a renderla spettacolare. Per percorrere questa via siamo partiti da Matehuala e siamo arrivati a Rombo a Real de Catorce. Seppure il viaggio duri unicamente 3 ore, e i chilometri percorsi non siano molti, il tragitto è molto impegnativo a causa del tracciato estremamente impervio, viene percorsa da paesani con i propri muli o cavalli i quali costituiscono degli ostacoli non evidenti da evitare.    

     

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    Deformazione professionale: la cucina messicana 

    Un paese ricco di cultura il Messico, forse il più interessante anche gastronomicamente tra quelli che ho attraversato, basti pensare a quando i conquistadores spagnoli sono arrivati e a tutte le influenze europee che hanno portato. 

    I cibi messicani cambiano da regione a regione a causa delle differenze climatiche, geografiche, etniche e, non ultimo, a seconda della influenza ispanica. Due elementi sono prevalenti in ogni varietà della cucina messicana: il limone verde sulla carne e l'uso di salse a base di diversi tipi di chile, come per esempio l’Habanero e il JalapeñoDa cuoco mi sono interessato anche alla cucina preispanica in stile Azteco o Maya, con ingredienti piuttosto inusuali quali iguane, serpenti a sonagli, cervi, scimmie, ragni e insetti. 

     

    L’equipaggiamento del pilota 

    Per viaggiare attorno al mondo non si può improvvisare, bisogna essere pronti a tutto. Stivali da moto, due paia di guanti, uno estivo e uno invernale, completo giacca pantalone 4 stagioni. Fa comodo avere abbigliamento modulabile, considerato che sono partito in piena estate sapendo che dopo poco sarei arrivato al nord verso la Norvegia dove le temperature sono decisamente più fredde. Ricordo di essere entrato nella Death Valley National Park in marzo, dove la moto indicava una temperatura di meno 19 gradi, per poi procedere in direzione Las Vegas, dove nevicava. A dirla tutta, in queste condizioni l’abbigliamento che avevo con me non era sufficiente...  

     

    Da marzo a giugno sono stato in Messico, qui il clima è piuttosto caldo, e il problema è stato contrario. Ricordo bene il tratto da Villahermosa nel Tabasco verso la Rivera Maya: la moto sotto il sole marcava 49,5°C, ma arrivato sul Pacifico è bastato uno sguardo all’oceano per dimenticare qualsiasi difficoltà. 

    Per il resto serve poco, qualche cambio basta per viaggiare, anzi, più viaggiavo, più mi “alleggerivo”. Dopo svariati mesi si diventa un po’ selvaggi e di certo non mi preoccupava avere una maglietta bucata.  

    A parte nelle situazioni climatiche veramente fredde, ho quasi sempre dormito in tenda. In Europa è molto pratico, si può montare la tenda quasi ovunque e dormire tranquillamente. Contrariamente, in luoghi come il Centro America trovare un campeggio o un’area sicura è indispensabile, per la propria sicurezza e per la moto stessa.  Ad ogni modo si incontrano molti motociclisti e parecchi campeggi o aree sicure per passare la notte. Qui ho fatto conoscenza con molti altri viaggiatori e con alcuni di essi poi ho fatto un pezzo di strada.  

     

    L’equipaggiamento della moto 

    Sono partito con una KTM 1190 Adventure R del 2014 battezzata Cindy, che alla partenza da casa aveva 45.000 chilometri ed ora ne conta ormai circa 120.000. Un buon tagliando, qualche pezzo di ricambio, valigie piene, un paio di copertoni di riserva e via. Ho montato un bauletto posteriore, due valigie laterali in alluminio, una borsa da serbatoio, un paio di taniche da 3 litri per un po’ di benzina di riserva e una sacca da legare sulla sella del passeggero con tutto il materiale per il campeggio. Dalla tenda al sacco a pelo, senza dimenticare la mia canna da pesca, per me strumento essenziale, e tutto il materiale per cucinare: fornello a gas, mini griglia portatile, un pentolino in alluminio. Insomma, il minimo indispensabile per preparare un pasto frugale. 

     

    Equipaggiamento essenziale

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    casco Adventure

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    giacca Gore-Tex®

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    pantaloni Gore-Tex®

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    Stivali impermeabili

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    Paraschiena

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    Guanti impermeabili

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    Guanti in tessuto

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    Maglia tecnica

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    Calzamaglia tecnica

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